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Frequentai le scuole fino alla quinta elementare e in seguito imparai a fare la sarta. Abitavamo a Pievebelvicino, mia mamma lavorava alla Lanerossi e mio papà faceva il muratore, ma lo conobbi solo all’età di otto anni perché andava spesso all’estero per lavoro. Mia madre andò in pensione ed io all’età di ventidue anni iniziai a lavorare alla Lanerossi di Schio, all’epoca chiamata “Fabbrica vecia”. Lavorai li per più di trent’anni, ebbi tre figli con mio marito che purtroppo decedette dopo aver avuto la terza figlia. Alla Lanerossi mi occupavo di varie mansioni: l’ “opaggio” ovvero la segnalazione delle imperfezioni nelle stoffe, del “controllo stoffe” ed infine feci la “visita finita” ovvero il controllo terminale prima della spedizione. Lavoravo in giornata ma in caso di bisogno facevo i turni con mezz’ora di pausa; fare i turni con dei figli era difficile perciò portai tutti e tre i miei figli al nido aziendale, un servizio gratuito dell’azienda. Ero pagata molto bene e non c’era molto tempo per le chiacchere, il clima era abbastanza sereno da consentire qualche risata nonostante i capi fossero molto autoritari e poco parziali. Andai in pensione all’età di cinquantacinque anni dopo più di trent’anni di lavoro duro e tre figli sulle spalle.